IL MOVIMENTO NO TAV ADERISCE

AL CORTEO DEL 1° MAGGIO 2019 A TORINO

PER AFFERMARE IN MODO CHIARO ED UNIVOCO QUALI DEVONO ESSERE LE

PROSPETTIVE DI LAVORO NECESSARIE AL NOSTRO PAESE

Uno Stato che impegna le risorse di tutti i Cittadini, sia disponendone nell’immediato che contraendo debito pluriennale, ha il dovere di perseguire l’interesse del più ampio numero di essi e non di singole categorie privilegiate.

Il principale interesse è la creazione di nuove e durature opportunità di lavoro per il più ampio numero di cittadin* nel rispetto della condizione fondativa richiamata all’art. 1 della nostra Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”.

I posti di lavoro non devono essere merce di scambio all’interno di un sistema produttivo che persegue il profitto in nome di un moderno e indiscutibile dio, il “Libero Mercato”, spietato e insofferente alle regole come nessun altro nell’olimpo della mitologia classica, che pur di pessimi esempi abbonda.

Compete al nostro Stato distinguere tra investimenti ad “alta intensità” di lavoro e quelli ad “alta intensità” di capitale. Solo scegliendo i primi si potranno avere effetti positivi sull’occupazione. In tutti gli altri casi l’incauto impiego di denaro pubblico contribuirà a remunerare in misura prevalente il capitale posseduto da sempre più ristrette minoranze.

Le grandi opere sono all’apice dell’intensità di capitale occorrente per la loro realizzazione rispetto alla componente lavoro.

Esse sono doppiamente inefficienti nel creare opportunità di lavoro perché contingentate nel tempo e senza seguiti occupazionali significativi al loro completamento, momento conclusivo del grande affare a prescindere dall’effettiva messa in funzione dell’opera, dalla sua effettiva utilità o dalla sostenibilità economica del suo utilizzo.

La visione strategica di perseguire attraverso questi smisurati appalti pubblici il miraggio della crescita come panacea di tutti i mali trascura che a trarne profitto saranno le élite finanziarie ed imprenditoriali cui sono state affidati e non certo i cittadini lavoratori o disoccupati e le loro famiglie.

Il nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione condensa l’essenza di questa errata e dannosa volontà, frutto di sempre più soffocanti commistioni tra affari e politica.

Il suo costo esorbitante, a prescindere dalle effettive e ancora non ben definite quote di spettanza di ciascun partecipante (Unione Europea, Italia e Francia), stimato in 9.600.000.000 di euro (nove miliardi e seicento milioni) per il tunnel di base e 26.000.000.000 di euro (ventisei miliardi) per l’intera tratta, è irragionevole rispetto a qualsiasi altra possibilità di investimento di pari risorse.

La nostra opposizione al TAV Torino-Lione propone come alternativa un modello di sviluppo diverso, funzionante e sostenibile, capace di dare benefici immediati a tutto il Paese, investendo nel recupero edilizio del patrimonio pubblico in preoccupante degrado, in scuole, ospedali, infrastrutture tecnologiche, nel trasporto locale esistente, nel contenimento della fragilità del territorio e nel risparmio energetico.

Consolidati studi accademici calcolano che per ogni miliardo di euro investito in questi settori potrebbero essere creati 15-17 mila posti di lavoro stabili e duraturi.

Consideriamo quindi inaccettabile che questo mega tunnel, duplicazione di un tunnel già esistente e non nuova linea ferroviaria, possa essere spacciato per opportunità occupazionale.

Rispediamo al mittente ricadute, indotto, effetto volano e altre simili fumose promesse.  Quando si promettono posti di lavoro questo deve essere l’obiettivo primario e non un casuale ed accidentale effetto collaterale. 

Chiediamo a tutti di partecipare con noi ad un Primo Maggio che parli di diritti, di distribuzione delle risorse, di posti di lavoro che non siano dannosi per la salute, a breve termine, onerosissimi per le finanze pubbliche e merce di scambio per indegne pretese antisindacali.

Chiediamo un Primo Maggio che torni a parlare del futuro delle generazioni più giovani e di opportunità di reddito equo per tutt*.

Intendiamo, con la nostra partecipazione, con la vitalità che da anni ci sorregge e con le nostre bandiere, spazzare quel fumo negli occhi che industriali e politici, con la collaborazione degli storici sindacati nati alla liberazione del Paese, hanno lanciato in tutti questi anni, mentendo, consapevoli di mentire, per mantenere i propri benefici, costruiti solamente sulla pelle dei lavoratori e sulle spalle del nostro pianeta, che non hanno più tempo per subire questi distorti modelli produttivi.

Ci facciamo infine portavoce dei lavoratori della Valle e della cintura ovest di Torino, ancora una volta duramente colpiti da “crisi” dovute più ad incapacità manageriale ed insufficienza di investimenti che a cali di ordinativi e commesse.

A due anni esatti dal percorso che aveva comportato il licenziamento di 72 lavoratori, La Savio Spa, azienda in “procedura di ristrutturazione del debito” specializzata in accessori per serramenti, ha annunciato l’avvio di una nuova procedura di licenziamento collettivo per altri 33 lavoratori negli stabilimenti di Chiusa di San Michele e di Sant’Antonino di Susa.

Ancor peggio è avvenuto a Rosta dove, a fine marzo 2019, la FRC Allestimenti Speciali ha chiuso senza preavviso e il titolare, dileguandosi, non ha trovato di meglio che comunicare ai 30 dipendenti l’avvenuto licenziamento tramite WhatsApp.