IL MEGA TUNNEL ITALIANO LUNGO 10 METRI

di Christian Fraser

Con un ritardo di 20 anni, causato dall’opposizione di attivisti ed ambientalisti locali, sono finalmente iniziati dalla parte italiana  i lavori per il tunnel ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino con Lyon, in Francia. Ma, con contestatori nei boschi e sulle colline che circondano il cantiere, si è fatto arrivare l’esercito italiano per garantirne la sicurezza.

Mi ha chiamato sul cellulare, giusto prima del nostro appuntamento fissato in una anonima stazione di servizio nell’Italia del Nordovest, sembrava un po’ in panico,

“Dobbiamo cambiare programma” –sbottò – “hanno scoperto che state arrivando”

La cosa si faceva interessante. Il mio viaggio di routine per documentare il progetto di un tunnel, sia pure il più esagerato progetto del mondo quanto ad ambizione, budget e contestazioni, si stava trasformando in un romanzo di spionaggio.

“Chi ha scoperto cosa?” – chiesi

“Gli oppositorii” – esclamò – “E’ meglio che non ci incontriamo lì”

La sua preoccupazione era comprensibile. Da 20 anni, un esercito ben addestrato di oppositori locali sta resistendo con successo ai grandiosi progetti franco-italiani di scavare un tunnel lungo 57 km nelle Alpi, e non ho potuto fare a meno di pensare che forse la loro controparte inglese sta già studiando la loro tattica per atti di guerrilla da fare partire contro la linea ad alta velocità London-Birmingham.

Nella loro lotta contro la linea Torino – Lyon, in Italia hanno fatto tenacemente pressione, talvolta anche violentemente. Ci sono stati circa 400 feriti negli scontri con la polizia l’anno scorso, al momento della recinzione del cantiere.

Non c’era quindi da stupirsi che Francois Pelletier, l’affannato spin-doctor, prevedesse guai. Gli attivisti avevano scoperto che stavamo arrivando a filmare i bulldozer italiani arrivati infine ad  artigliare il terreno della loro amata Valle di Susa, proprio nella settimana in cui il futuro del progetto faraonico era messo in discussione dai tagli al budget dell’Unione Europea.

Prudentemente Francois Pelletier aveva dirottato il nostro appuntamento ad una tranquilla stazione ferroviaria locale. Apparì solo quando fu sicuro che fossimo veramente noi.

Il nostro viaggio clandestino stava iniziando. Dovemmo seguire  Francois per  arrivare al cantiere, non ci sono indicazioni stradali.

Entrando nell’oscurità di un tunnel autostradale, all’improvviso, dopo alcuni coni di segnalazione del traffico, ci tuffammo su di una rampa non segnalata e riemergemmo in una zona militare surreale: per mantenere la sicurezza del cantiere si è schierato l’esercito italiano.

Nel marzo 2012 gli oppositori occuparono l’autostrada nella vicina località di Bussoleno.

C’è un chiaro imbarazzo per il fatto che, mentre i Francesi hanno già forato e completato 10 km di tunnel esplorativi, dall’altra parte del confine i progressi italiani in un tunnel di 7,5 km si riducono ad un graffio profondo 10 metri nel fianco della montagna, l’equivalente dell’area di parcheggio di un autobus a due piani.

Mancano solo altri 8.036 metri, quindi!

Sicuramente l’operazione militare ha contribuito ad una grande messa in scena, con camion mimetizzati, recinzioni incombenti, soldati di pattuglia nei boschi. Ma anche gli oppositori si stavano godendo lo spettacolo, accampati in alto tra gli alberi, tirando pietre ai bulldozer e filmando noi che filmavamo loro, gli oppositori sono esperti nel maneggiare la fionda.

L’Unione Europea ha sostenuto il tunnel sin dall’inizio, nei primi anni ’90, ma i suoi leader la settimana scorsa hanno concordato di fare un taglio nel budget dell’Unione per i prossimi sei anni, e  i progetti per le grandi infrastrutture potrebbero essere a rischio.

L’anno scorso  la Corte dei Conti Francese ha fatto la previsione di un raddoppiamento del costo finale del tunnel, rispetto ai 13 miliardi di euro previsti negli anni ’90; finirebbe per costare più del tunnel nella Manica, senza neppure la certezza di un ritorno economico, ha concluso la Corte.

Creerebbe 3550 posti di lavoro, certo, ma ad un costo sbalorditivo di 3 milioni di euro per posto di lavoro.

“La gente ha provato ad attraversare questa Valle in tutti i modi, Annibale è uno stato dei primi”

I pro-tunnel nel discutere del progetto usano un miscuglio di iperboli e tenaci verità economiche fatte in casa. Con questo nuovo collegamento l’Atlantico raggiungerà gli Urali, proclamano. Treni merci sfrecceranno avanti ed indietro, rilanciando le disastrose economie del Sud Europa.

La cosa più interessante per i turisti inglesi (e per gli sciatori come me) è che il tempo di percorrenza da Londra a Milano verrà ridotto a sei ore soltanto.

I signor-no ribadiscono che il tunnel sarà un elefante bianco, brutto e caro. Precisano che le strade transfrontaliere e le linee ferroviarie esistenti ce la fanno ameraviglia, grazie. Sostengono che le proiezioni di traffico sono state compilate 20 anni fa e sono irrimediabilmente superate. Sono  anche preoccupati riguardo alla possibilità che minerali potenzialmente pericolosi seppelliti nelle montagne vengano rilasciati nell’aria e nell’acqua.

Mettendosi una mano sul cuore, persino l’oppositore più appasionato dovrebbe fare grandi sforzi per sostenere che la Valle di Susa è un’area di eccezionale bellezza. Un passaggio stretto, dove sono stipati disordinatamente i segni dello sviluppo umano: un’autostrada corre ossessivamente lungo il fondovalle su pilastri giganteschi innalzati su linee ferroviarie, cave e fabbriche.

La gente ha cercato di attraversare questa valle in tutti i modi, tra primi ci fu Annibale, il grande condottiero cartaginesi la cui impresa transalpina terminò a Susa nel 218 a.C.

Il viaggio di attraversamento delle Alpi di  di Annibale, con 20.00 soldati e 37 elefanti da guerra, durò solo 16 giorni. Nessuno lo ostacolò… quelli sì che erano bei tempi.

http://www.bbc.co.uk/news/magazine-21450740