Lettera Aperta del prof. Angelo Tartaglia, con alcune proposte,

al Sindaco, alla Giunta e al Consiglio Comunale della Città di Torino

20 gennaio 2022

Egregio Sindaco, egregi Assessori, gentili Consigliere e Consiglieri,

mi permetto di scrivervi la presente da semplice cittadino torinese, ma anche ricordando la mia passata frequentazione di quello stesso palazzo in cui ora voi vi trovate per occuparvi delle sorti della città. Il tema è quello della ormai conclamata (ancorché spesso solo sul piano retorico), quanto oggettiva, emergenza ambientale, oltreché economica, che sta affliggendo il mondo intero.

In questo contesto la città di Torino non può giocare il ruolo di semplice spettatore in attesa che altri trovino delle soluzioni a problemi cui la città di fatto attivamente contribuisce.

Al riguardo vorrei richiamare alcuni elementi informativi che saranno probabilmente ben noti a tutti, ma che è utile comunque elencare:

- il 9 luglio 2021 è comparso sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il regolamento che fissa per tutti gli stati dell’Unione l’obiettivo vincolante di conseguire, entro il 2030, la riduzione del 55% (rispetto al 1990) delle emissioni di CO2 e altri gas climalteranti (GHG) per poi conseguire (anche questo come obiettivo vincolante) la totale parità del carbonio (emissioni non compensate pari a zero) entro il 2050,

- il 7 agosto 2021 è stata resa pubblica la prima versione del rapporto 2021 dell’IPCC (International Panel on Climate Change delle Nazioni Unite) sul cambiamento climatico, nel quale si rileva che l’incremento della temperatura superficiale media del pianeta sta procedendo con una velocità superiore a quanto precedentemente previsto,

- la conurbazione torinese ha da tempo una pessima qualità dell’aria (Torino è la 298esima città su 323 monitorate in Europa).

In tutto ciò di certo Torino, come tutte le città similari, ha un ruolo attivo come emettitore netto di GHG e consumatore di energia. Considerati gli obiettivi di drastica riduzione da conseguire entro approssimativamente un decennio, il Comune sta predisponendo una strategia e delle azioni adeguate ed efficaci? Quali?

Per sapere quanto Torino impatti globalmente sul clima e sull’ambiente e quanto e se eventuali specifici provvedimenti risultino efficaci al fine della riduzione delle emissioni, la città dovrebbe dotarsi di un bilancio del carbonio. Si è cominciato a predisporre un tale bilancio? O forse esso esiste già ma semplicemente il pubblico, a partire da me, non ne è al corrente? Oggi sul piano scientifico sono state messe a punto delle metodiche appropriate che dovrebbero essere applicate anche al fine di monitorare l’efficacia delle politiche di riduzione perseguite.

In particolare poi, per coerenza, ogni singola proposta di nuova attività o intervento sul territorio comunale dovrebbe essere accompagnata da un bilancio delle emissioni climalteranti, oltreché inquinanti, redatto da un soggetto qualificato e indipendente: se l’attività o l’insediamento, oltre ai tradizionali altri vincoli di sicurezza, risulta comportare un aumento delle emissioni climalteranti rispetto alla condizione di partenza, esso non potrà essere autorizzato, a meno che contestualmente e in modo direttamente verificabile venga attivato anche un processo che porti alla rimozione dall’atmosfera di una quantità di GHG pari a quella emessa.

Per il contenimento del mutamento climatico in atto e per la mitigazione dei suoi effetti ricopre un ruolo essenziale anche il suolo. Al riguardo da anni si parla di necessità di porre fine ad un consumo che però ha continuato e continua ad avvenire. Stando al rapporto ISPRA 2021, tra il 2019 e il 2020 il suolo impermeabilizzato di Torino è cresciuto di 13 ha (la superficie impermeabilizzata artificialmente in città era, nel 2020, pari all’65% del totale – quasi 8.500 ha a copertura artificiale – e i 13 ha aggiuntivi corrispondono a un ulteriore + 0,1%)[1]. Come il PRG gestisce questa tendenza?

Emissioni climalteranti e inquinamento sono direttamente connessi con due attività fondamentali: lo smaltimento dei rifiuti e l’uso dell’energia. Si sta sviluppando una strategia per ridurre la produzione di rifiuti ed il consumo di energia?

Per quanto riguarda l’energia naturalmente occorre un bilancio energetico cittadino: esiste già e se c’è lo si utilizza per valutare le decisioni che si assumono oppure lo si sta predisponendo? Una volta nota la situazione di fatto, la Città potrà adottare una politica volta alla riduzione del fabbisogno energetico complessivo e all’abbandono più rapido possibile di ogni fonte energetica il cui utilizzo lasci un’eredità negativa sulle spalle delle prossime generazioni. La Città potrebbe promuovere la produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili, puntando anche alla massima corresponsabilizzazione degli utenti.

Il quadro normativo nazionale, col Decreto legislativo 199/2021, fornisce alcune opportunità e individua strumenti per operare in tal senso. L’Amministrazione sta considerando le possibilità offerte dal decreto e studiando le modalità per coinvolgere i cittadini? Di certo dei più di 8.000 ettari impermeabilizzati una parte non piccola potrebbe ospitare impianti di produzione di energia da rinnovabili, anche solo facendo riferimento alle coperture non assoggettate a vincoli e al netto di quelle male esposte: se ci avete fatto caso, guardando dal piazzale di Superga si nota sulla destra un’ampia superficie coperta da capannoni industriali che potrebbero senza particolari difficoltà ospitare impianti fotovoltaici per qualche MW di potenza. Anche una parte non trascurabile dei numerosissimi condomini cittadini potrebbe ospitare dei gruppi di autoconsumatori che agiscono collettivamente, secondo la definizione del Decreto legislativo 199/2021 e della precedente Legge 8/2020; avete preso in considerazione la possibilità di illustrare ai cittadini questa possibilità fornendo un sostegno, quanto meno informativo, adeguato?

Bisogna ovviamente anche essere molto attenti ai risvolti sociali ed economici delle scelte che si fanno e ai criteri che si usano per valutarne il successo e l’efficacia. Al riguardo viene ancora sistematicamente utilizzato come indicatore il PIL, anche se già da molto tempo è chiaro che tale parametro non è (o non è più) adeguato a misurare la qualità della vita all’interno delle nostre società. Immagino sappiate che il Parlamento italiano ha approvato, con la legge 163/2016, l’introduzione di un gruppo di indicatori collettivamente indicati con l’acronimo BES (Benessere Equo e Sostenibile) prescrivendo di usarli come strumento di valutazione delle politiche economiche del governo. Da allora ogni anno una relazione basata sull’andamento dei BES accompagna l’approvazione parlamentare del Documento di Economia e Finanza. Certamente anche i servizi della città di Torino concorrono a raccogliere e trasmettere all’ISTAT per l’annuale rapporto le necessarie informazioni sull’andamento appunto dei BES. Non sarebbe il caso di usare quelli per valutare l’efficacia delle politiche della città?

La condizione di emergenza e di urgenza in cui ci troviamo purtroppo non è un semplice modo di dire. Tutti devono farsene carico ma certamente le vostre spalle, dato il ruolo che svolgete, debbono sopportare un peso maggiore di quelle dei più.

Le scelte certo non sono facili, ma debbono essere consapevoli ed è così che si può trovare il necessario consenso da parte dei cittadini.

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[1] Dati dal Rapporto ISPRA SNPA 22/2021 sul consumo di suolo in Italia

Angelo Tartaglia, Senior Professor, Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torin


Lettre Ouverte du Prof. Angelo Tartaglia, avec quelques propositions,

au Maire, au Conseil et au Conseil municipal de la Ville de Turin

20 janvier 2022

 Cher Maire, chers Conseillers, chères Conseillères,

Je me permets de vous écrire en tant que simple citoyen de Turin, mais aussi en me rappelant que j’ai autrefois vécu dans le même bâtiment où vous vous occupez maintenant du sort de la ville. Le sujet est l’urgence environnementale et économique objective, désormais proclamée (bien que souvent seulement au niveau rhétorique), qui afflige le monde entier.

Dans ce contexte, la ville de Turin ne peut pas jouer le rôle de simple spectatrice, en attendant que d’autres trouvent des solutions à des problèmes auxquels la ville contribue en fait activement.

À cet égard, je voudrais rappeler quelques informations qui sont probablement connues de tous, mais qu’il est néanmoins utile d’énumérer :

- le 9 juillet 2021, le règlement a été publié au Journal officiel de l’Union européenne. Il fixe un objectif contraignant pour tous les États membres de l’UE, à savoir réduire de 55 % (par rapport aux niveaux de 1990) les émissions de CO2 et d’autres gaz à effet de serre (GES) d’ici à 2030, puis atteindre (également comme objectif contraignant) la parité carbone totale (zéro émission non compensée) d’ici à 2050,

- le 7 août 2021, a été publiée la première version du rapport 2021 du GIEC (Groupe d’experts intergouvernemental sur l’évolution du climat des Nations unies) sur le changement climatique, qui constate que l’augmentation de la température moyenne à la surface de la planète se poursuit à un rythme plus rapide que prévu,

- l’agglomération de Turin présente depuis longtemps une qualité de l’air très médiocre (Turin occupe la 298ème place sur 323 villes surveillées en Europe).

Dans tout cela, Turin, comme toutes les villes similaires, joue certainement un rôle actif en tant qu’émetteur net de GES et consommateur d’énergie. Compte tenu des objectifs de réduction drastique à atteindre en une décennie environ, la municipalité prépare-t-elle une stratégie et des actions appropriées et efficaces ? Lesquelles ?

Pour savoir dans quelle mesure Turin a un impact global sur le climat et l’environnement, et dans quelle mesure et si des mesures spécifiques sont efficaces pour réduire les émissions, la ville doit disposer d’un bilan carbone. Le travail sur un tel bilan a-t-il commencé ? Ou bien ce bilan existe-t-il déjà, mais le public, y compris moi-même, n’en est tout simplement pas conscient ? Aujourd’hui, des méthodes scientifiques appropriées ont été développées et devraient également être utilisées pour contrôler l’efficacité des politiques de réduction menées.

En particulier, par souci de cohérence, chaque proposition de nouvelle activité ou intervention dans la commune devra être accompagnée d’un bilan des émissions altérant le climat, ainsi que des polluants, établi par une partie qualifiée et indépendante : si l’activité ou l’implantation, en plus des autres contraintes de sécurité traditionnelles, entraîne une augmentation des émissions altérant le climat par rapport à l’état initial, elle ne pourra pas être autorisée, à moins qu’en même temps et de manière directement vérifiable ne soit également activé un processus conduisant à l’élimination de l’atmosphère d’une quantité de GES égale à celle émise.

Les sols jouent également un rôle essentiel dans la limitation du changement climatique et l’atténuation de ses effets. Depuis des années, on parle de la nécessité de mettre fin à la consommation, qui s’est poursuivie et se poursuit. Selon le rapport ISPRA 2021, entre 2019 et 2020, la quantité de sol imperméable à Turin a augmenté de 13 hectares (la zone artificiellement imperméable dans la ville en 2020 était de 65% du total – près de 8 500 hectares de couverture artificielle – et les 13 hectares supplémentaires correspondent à un autre +0,1%) [1]. Comment le PRG gère-t-il cette tendance?

Les émissions et la pollution liées au changement climatique sont directement liées à deux activités clés : l’élimination des déchets et la consommation d’énergie. Une stratégie est-elle en cours d’élaboration pour réduire la production de déchets et la consommation d’énergie?

En ce qui concerne l’énergie, il est bien sûr nécessaire de disposer d’un bilan énergétique de la ville : existe-t-il et, s’il existe, est-il utilisé pour évaluer les décisions ou est-il en cours d’élaboration ? Une fois les faits connus, la ville peut adopter une politique visant à réduire les besoins énergétiques globaux et à abandonner le plus rapidement possible toute source d’énergie dont l’utilisation laisse un héritage négatif sur les épaules des générations futures. La ville pourrait promouvoir la production généralisée d’énergie à partir de sources renouvelables, en visant également une coresponsabilité maximale des utilisateurs.

Le cadre réglementaire national, avec le Décret législatif 199/2021, offre certaines possibilités et identifie des outils pour y parvenir. L’administration envisage-t-elle les possibilités offertes par le décret et étudie-t-elle les moyens d’impliquer les citoyens ? Il est certain que, sur les plus de 8000 hectares de terrain qui ont été imperméabilisés, une partie non négligeable pourrait accueillir des installations d’énergie renouvelable, ne serait-ce qu’en se référant aux toits qui ne sont pas soumis à des restrictions et  après la déduction de ceux qui sont mal exposés : si vous avez remarqué, en regardant la ville de Turin de la place en face à la basilique de Superga, vous pouvez voir sur la droite une grande zone couverte par des entrepôts industriels qui pourraient facilement accueillir des installations photovoltaïques pour quelques MW de puissance.

Même une partie non négligeable des nombreux immeubles d’habitation de la ville pourrait accueillir des groupes d’autoconsommateurs agissant collectivement, tels que définis par le décret législatif 199/2021 et la précédente loi 8/2020 ; avez-vous envisagé la possibilité d’illustrer cette possibilité aux citoyens en leur fournissant un soutien adéquat, au moins en termes d’information ?

Bien sûr, il faut aussi être très attentif aux implications sociales et économiques des choix que l’on fait et des critères que l’on utilise pour évaluer leur succès et leur efficacité. À cet égard, le PIB est encore systématiquement utilisé comme indicateur, même s’il est clair depuis longtemps que ce paramètre n’est pas (ou n’est plus) adéquat pour mesurer la qualité de vie dans nos sociétés. Je suppose que vous savez que le Parlement italien a approuvé, avec la Loi 163/2016, l’introduction d’un groupe d’indicateurs désignés collectivement par l’acronyme BES (Benessere Equo e Sostenibile) (Bien-être équitable et durable) en prescrivant qu’ils soient utilisés comme outil d’évaluation des politiques économiques gouvernementales. Depuis lors, chaque année, un rapport basé sur les performances du BES accompagne l’approbation parlementaire du document économique et financier. Certes, les services de la ville de Turin contribuent également à la collecte et à la transmission à l’ISTAT, pour le rapport annuel, des informations nécessaires sur les tendances du BES. Ne serait-il pas opportun d’utiliser ces informations pour évaluer l’efficacité des politiques de la ville ?

Malheureusement, l’état d’urgence dans lequel nous nous trouvons n’est pas qu’une expression. Tout le monde doit y faire face, mais il est certain que vos épaules, étant donné le rôle que vous jouez, doivent supporter plus de poids que la plupart des autres.

 Les choix ne sont certainement pas faciles, mais ils doivent être conscients, et c’est ainsi que vous pouvez trouver le consensus nécessaire parmi les citoyens.

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[1] Données provenant du rapport ISPRA SNPA 22/2021 sur la consommation de sol en Italie.

Angelo Tartaglia, Senior professor, Département des Sciences et Technologies Appliquées, Politecnico di Torino