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Lyon-Turin : toujours pas d’accord pour le financement des études sur les accès français au tunnel

Traduzione a cura di PresidioEuropa, il testo originale in francese è al fondo

DR/S Meillasson : Les accès français, comprenant notamment une ligne fret et voyageurs (220 km/h), relieraient Lyon Saint-Exupéry au tunnel de base transfrontalier. Le coût des travaux est estimé aujourd'hui à 7,5 milliards d'euros, dont 3 milliards portés par l'Etat.

DR/S Meillasson: le strade di accesso francesi, compresa una linea merci e passeggeri (220 km/h), collegheranno Lione Saint-Exupéry al tunnel di base transfrontaliero. Il costo dell’opera è attualmente stimato in 7,5 miliardi di euro, di cui 3 miliardi a carico del governo francese. (Credits: DR/S Meillasson)
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Lione-Torino: ancora nessun accordo sul finanziamento degli studi sull’accesso francese al tunnel

Emma Rodot, 19 dicembre 2023, 19:26

Riunitisi per la seconda volta lunedì 18 dicembre per discutere del finanziamento degli studi sulle vie d’accesso francesi al collegamento ferroviario Lione-Torino, per un costo totale di 220 milioni di euro, lo Stato francese e le undici collettività regionali coinvolte non hanno raggiunto un accordo. Ma il tempo stringe: il pacchetto di finanziamento deve essere completato entro il 30 gennaio 2024 per ottenere un’importante sovvenzione europea. Nonostante gli sforzi compiuti, la questione sta prendendo una piega politica. Ecco alcune spiegazioni.

Si tratta di un teatro politico, al centro di un calendario sempre più serrato. Lo Stato e le undici collettività locali coinvolte nel progetto Lione-Torino – la Regione, cinque dipartimenti e cinque agglomerati – stanno negoziando il loro contributo al finanziamento degli studi sull’accesso ferroviario francese.

Con un budget complessivo di 220 milioni di euro (170 milioni di euro per gli accessi, più 50 milioni di euro per la circonvallazione di Lione, detta CFAL), queste analisi tecniche, che dovrebbero durare quattro anni, sono finalizzate alla definizione dello scenario di accesso tra Lione e il tunnel transfrontaliero del Mont-Cenis (57,5 km), già in costruzione.

Ma perché ciò avvenga, il pacchetto dei finanziamenti deve essere completato entro il 30 gennaio 2024, termine entro il quale la Francia deve presentare la domanda per ottenere una sovvenzione europea pari al 50% del budget, ovvero circa 100 milioni di euro.

Sebbene lo Stato francese avesse inizialmente annunciato che avrebbe contribuito per metà al costo del progetto, mentre l’altra metà sarebbe stata a carico delle autorità locali, ossia circa 65 milioni di euro (di cui 50 milioni solo per l’accesso), secondo le nostre informazioni, ieri il governo francese ha rivisto la sua posizione in vista di un secondo round di finanziamento. Rappresentato dal Prefetto della Regione, Fabienne Buccio, lo Stato propone ora di aumentare il proprio contributo di circa 20 milioni di euro, coprendo le spese non sovvenzionate dall’Unione Europea. In questo modo il suo contributo salirebbe a 85 milioni di euro su un costo totale del progetto di 220 milioni di euro.

“Nessuno vuole assumersi la responsabilità di un fallimento”.

Per quanto riguarda le collettività locali, il budget iniziale è quindi leggermente ridotto. Tuttavia, al termine di questa seconda tornata di negoziati, rimane un buco significativo nella rete, stimato in 10 milioni di euro, nonostante “alcuni segnali positivi” secondo un partecipante: oltre ai 13 milioni di euro di finanziamento annunciati a novembre dalla Regione, che ha competenza esclusiva in materia ferroviaria, il Dipartimento del Rodano propone ora di destinare 1,5 milioni di euro all’accesso al tunnel, così come il dipartimento della Savoia. Anche alcuni enti locali hanno dichiarato di voler contribuire, tra cui l’agglomerato di Annecy e l’area metropolitana di Grenoble. Secondo le nostre informazioni, questi enti locali finanziano il progetto per circa 6 milioni di euro. Al contrario, i Dipartimenti dell’Ain e dell’Alta Savoia hanno declinato l’invito. La Metropoli di Lione, da parte sua, ha dichiarato che destinerà 5 milioni di euro esclusivamente alla circonvallazione di Lione (CFAL).

La Metropoli di Lione considera gli accessi ferroviari Lione-Torino “al di fuori delle sue competenze” ed è in linea con lo scenario favorito dal rapporto presentato all’inizio dell’anno dal Comitato per l’orientamento delle infrastrutture, che raccomanda di rinviare gli studi sugli accessi al periodo 2028-2032, con inizio dei lavori nel 2038. Cioè tredici anni dopo l’apertura del tunnel. Jean-Charles Kohlhaas, vicepresidente della Metropoli di Lione, responsabile del trasporto intermodale, delle stazioni e delle grandi infrastrutture, ha dichiarato di “difendere la posizione del COI”.

“Per dirla con Laurent Wauquiez, stiamo costruendo il tetto e le pareti, ma non ci preoccupiamo delle fondamenta. Stiamo facendo le cose al contrario. Non potremo riempire le vie di accesso al tunnel Lione-Torino se prima non avremo costruito il CFAL Nord e il CFAL Sud”, aggiunge il consigliere dell’EELV.

Tuttavia, “nessuno, a parte Lione, è fondamentalmente contrario agli accessi”, osserva un partecipante che afferma che “nessuno vuole assumersi la responsabilità di un fallimento”. Qual è dunque il fattore di blocco e cosa aspettano gli esecutivi locali?

Rapporti difficili tra Stato e Regione

Da novembre, la posizione della Regione Auvergne-Rhône-Alpes, responsabile del progetto, è rimasta invariata. Secondo alcuni osservatori, sembrerebbe che la decisione finale sul pacchetto di finanziamenti venga presa tra lo Stato francese e la Regione Auvergne-Rhône-Alpes. Così, nella prima riunione di novembre, la Regione ha avanzato una proposta sorprendente: chiedere allo Stato di destinare una parte del suo bilancio al prossimo Contratto di Piano Stato-Regione (CPER) per la mobilità (2023-2027), attualmente in fase di negoziazione e dedicato in particolare alle RER metropolitane, per studi sugli accessi al tunnel Lione-Torino. Questo contratto, che è in corso di sottoscrizione in diverse regioni, tra cui la Provenza-Alpi-Costa Azzurra qualche settimana fa, stenta a concretizzarsi in Aura, nonostante il fatto che entrerà ufficialmente in vigore nel 2023.

Contattata a fine novembre, la Regione non ha voluto confermare questa informazione, ma non l’ha ritenuta incompatibile con la logica di un sistema ferroviario connesso e interdipendente. Allo stesso modo, il ministro dei Trasporti Clément Beaune, in visita a Lione il 21 novembre, ha confermato che “questo fa parte delle discussioni sul CPER Mobilità”:

“È mia responsabilità come ministro cercare i finanziamenti europei. Ora è necessario chiarire il resto del finanziamento, da parte della Regione e di altri enti locali, in particolare della Regione. Anche questo sarà uno degli argomenti che discuterò a breve con Laurent Wauquiez”, ha dichiarato Clément Beaune all’epoca.

Il prossimo e probabilmente ultimo incontro è previsto per l’inizio di gennaio, a pochi giorni dalla scadenza europea. In caso di disaccordo, se il dossier non venisse presentato all’Unione Europea, il prossimo carrozzone di sovvenzioni non arriverebbe prima del 2028, anno in cui scade la Dichiarazione di Pubblica Utilità per gli accessi francesi, che dovrebbero quindi essere rinegoziati con il Consiglio di Stato per non perderli.

Per quanto riguarda l’Italia, lunedì 18 dicembre – lo stesso giorno dell’incontro organizzato dalla Prefettura della Regione – il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha dato il via ai lavori della sezione italiana del tunnel di base. Gli accessi saranno operativi nel 2030, al momento della prevista inaugurazione del tunnel transfrontaliero.


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Lyon-Turin : toujours pas d’accord pour le financement des études sur les accès français au tunnel

Emma Rodot, 19 Décembre 2023, 19:26

Réunis pour la deuxième fois lundi 18 décembre dans un tour de table pour le financement des études sur les voies d’accès français de la ligne ferroviaire Lyon-Turin, d’un coût global de 220 millions d’euros, l’Etat et les onze collectivités territoriales associées ne se sont pas accordés. Pourtant, le temps presse : le dossier de financement doit être bouclé avant le 30 janvier 2024 afin d’obtenir une importante subvention européenne. Si des efforts ont été consentis, l’affaire prend surtout un tournant politique. Explications.

DR/S Meillasson : Les accès français, comprenant notamment une ligne fret et voyageurs (220 km/h), relieraient Lyon Saint-Exupéry au tunnel de base transfrontalier. Le coût des travaux est estimé aujourd’hui à 7,5 milliards d’euros, dont 3 milliards portés par l’Etat. (Crédits : DR/S Meillasson)

C’est un théâtre politique, au cœur d’un calendrier chaque jour plus resserré. L’Etat et onze collectivités territoriales référentes dans le dossier Lyon-Turin – la Région, cinq départements et cinq agglomérations – négocient en ce moment leur participation au financement des études sur les accès ferroviaires français.

D’une enveloppe globale de 220 millions d’euros (170 millions d’euros pour les accès, auxquels s’ajoutent 50 millions d’euros pour le contournement ferroviaire de Lyon, appelé CFAL), ces analyses techniques, d’une durée estimée à quatre ans, visent à finaliser le scénario d’accès entre Lyon et le tunnel transfrontalier du Mont-Cenis (57,5 km), déjà en cours de construction.

Mais pour cela, encore faut-il boucler l’enveloppe de financement avant le 30 janvier 2024, échéance avant laquelle la France doit déposer son dossier afin d’obtenir une subvention européenne à hauteur de 50 % du budget, soit environ 100 millions d’euros.

Si l’Etat avait, en première intention, annoncé participer de moitié au reste à charge – l’autre revenant aux collectivités territoriales – soit environ 65 millions d’euros (dont 50 millions d’euros pour les seuls accès), l’exécutif a, selon nos informations, revu sa position hier lors d’un deuxième tour de table. Représenté par la Préfète de Région, Fabienne Buccio, l’Etat propose aujourd’hui d’augmenter sa participation d’environ 20 millions d’euros, via la prise en charge de dépenses non subventionnées par l’Union européenne. Ce qui fait grimper sa prise en charge à 85 millions sur les 220 millions du projet global.

« Personne ne veut prendre la responsabilité d’un échec »

Du côté des collectivités territoriales, l’enveloppe initiale est donc un peu réduite. Pour autant, à l’issue de cette deuxième vague de négociations, il reste encore un trou conséquent dans la raquette, estimé à 10 millions d’euros malgré « quelques signes positifs » selon un participant : outre le financement de 13 millions d’euros annoncé en novembre par la Région, seule compétente en matière ferroviaire, le Département du Rhône propose désormais de flécher 1,5 million d’euros vers les accès au tunnel, ainsi que le Département de la Savoie. De même, plusieurs collectivités ont signifié leur participation, dont la Communauté d’agglomération d’Annecy ou encore la Métropole de Grenoble. Ces collectivités financeraient, selon nos informations, environ 6 millions d’euros. À l’inverse, les départements de l’Ain et de la Haute-Savoie déclinent l’invitation. La Métropole de Lyon, quant à elle, déclare flécher 5 millions d’euros, uniquement vers le contournement de l’agglomération lyonnaise (CFAL).

Elle juge en effet les accès ferroviaires du Lyon-Turin « en dehors de sa compétence » et s’inscrit dans le scénario privilégié par le rapport remis en début d’année par le Comité d’orientation des infrastructures, préconisant de repousser au mandat 2028-2032 les études sur les accès, pour des travaux à partir de 2038. Soit treize années après l’ouverture annoncée du tunnel. Jean-Charles Kohlhaas, vice-président de la Métropole de Lyon, délégué aux intermodalités, aux gares et aux grandes infrastructures, déclare ainsi « défendre la position du COI ».

« Pour reprendre les mots de Laurent Wauquiez, nous sommes en train de construire le toit et les murs, certes, mais on ne se soucie pas des fondations. Nous faisons les choses à l’envers. Nous ne pourrons pas remplir les voies d’accès au tunnel Lyon-Turin si nous n’avons pas, en amont, réalisé le CFAL Nord et le CFAL Sud », ajoute l’élu EELV.

Pour autant, « personne, sauf Lyon, ne s’oppose fondamentalement au accès », remarque un participant qui affirme que « personne ne veut prendre la responsabilité d’un échec ». Quel est donc l’élément bloquant et qu’attendent les exécutifs locaux ?

Des relations difficiles entre l’Etat et la Région

Depuis novembre, la position de la Région Auvergne-Rhône-Alpes, compétente, n’a en effet pas bougé. Selon plusieurs observateurs, il semblerait que le bouclage de l’enveloppe se joue plutôt entre l’Etat et la collectivité LR. Ainsi, la Région a formulé une proposition étonnante lors de la première réunion du mois de novembre : proposer à l’Etat de flécher une partie du budget de celui-ci consacré au prochain Contrat plan Etat-Région (CPER) Mobilités (2023-2027), en cours de négociation et notamment consacré aux RER Métropolitains, vers les études des accès du Lyon-Turin. Ce contrat, en ce moment signé dans plusieurs régions, dont Provence-Alpes-Côte-d’Azur il y a quelques semaines, peine à aboutir en Aura malgré son année officielle de prise d’effet : 2023.

Contactée fin novembre, la Région ne confirmait pas cette information, sans y voir d’incompatibilité, dans une logique de système ferroviaire connecté et interdépendant. De même, le ministre délégué aux transports, Clément Beaune, en déplacement à Lyon le 21 novembre, confirmait que « cela fait partie des discussions au sujet du CPER Mobilités » :

« Aller chercher les financements européens, c’est ma responsabilité de ministre. Maintenant, il faut que le reste du financement, de la Région et d’autres collectivités, notamment de la Région, soit précisé. Cela fera aussi parti des sujets de discussion que j’aurai prochainement avec Laurent Wauquiez », déclarait alors Clément Beaune.

Une prochaine et probablement dernière réunion est prévue début janvier, à quelques jours de l’échéance européenne. En cas de désaccord, si le dossier n’est pas présenté devant l’Union, le prochain wagon de subvention n’arriverait qu’en 2028, année d’échéance de la Déclaration d’utilité publique des accès français, qu’il faudrait alors renégocier avec le Conseil d’Etat pour ne pas la perdre.

Côté italien, ce lundi 18 décembre – le même jour que la réunion organisée par la Préfecture de Région - le ministre des Infrastructures Matteo Salvini lançait pour sa part le coup d’envoi du chantier de creusement de la section italienne du tunnel de base. Les accès, quant à eux, seraient opérationnels en 2030, au moment de l’inauguration prévue du tunnel transfrontalier.