MOVIMENTO NO TAV – 9 marzo 2018

Olimpiadi invernali 2026

NESSUNO

può permettersi di ripetere gli errori del passato


Sembra che la Sindaca torinese Chiara Appendino, subendo ancora una volta le pressioni dei poteri forti torinesi meglio noti come “Sistema Torino”, si stia lasciando convincere a dare parere favorevole alla candidatura di Torino per le Olimpiadi invernali 2026.

A lei riteniamo doveroso lanciare un appello. Anzi un’allerta, perché siamo “lanceurs d’alerte” da quasi trent’anni.

Ill.ma Sig.ra Sindaca,

Vorremmo ricordarLe, anche nella Sua veste di Presidente della Città Metropolitana, che la sua omologa e collega di partito romana ha saputo dire NO alle olimpiadi di Roma pur subendo pressioni fortissime, consapevole dell’effetto disastroso, che avrebbero avuto, sui conti pubblici sia cittadini che metropolitani.

Vorremmo ricordarLe che le ultime olimpiadi del 2006 hanno creato una voragine nei conti pubblici dei due enti che ancora oggi sono da ripianare.

Vorremmo ricordarLe che il grande dispendio di risorse di allora non ha lasciato altro che strutture fatiscenti se non già demolite, degrado ambientale, assenza di manutenzioni, crollo degli investimenti, inesistenti ricadute occupazionali e azzeramento di risorse per proposte turistiche alternative.

Vorremmo ricordarLe che, come scritto l’8 marzo da ATTAC Torino e il 19 febbraio da Pro Natura Torino (cfr. le loro dichiarazioni alla fine del Comunicato), le previsioni dei costi sono sempre artificiosamente sottostimate a fronte di consuntivi esorbitanti e fuori controllo.

Vorremmo ricordarLe come città molto più ricche e meno indebitate di Torino abbiano declinato, anche in passato, l’invito ad organizzare giochi olimpici evitando di indebitarsi a vita. Città come Innsbruck, Oslo, Stoccolma, St. Moritz, Toronto, Amburgo, Budapest e Boston hanno rifiutato di candidarsi anche per i giochi olimpici estivi, molto meno costosi di quelli invernali.

Vorremmo ricordarLe gli impegni da Lei assunti, sacrificando il welfare dei suoi cittadini con tagli draconiani sui servizi spesso destinati alle fasce più deboli, per rimettere in sesto i conti pubblici della città.

Vorremmo ricordarLe che per questo virtuoso e severo obiettivo di risanamento nella città di Torino il Movimento 5 Stelle è stato fortemente penalizzato nelle ultime elezioni politiche.

Sarebbe imperdonabile un nuovo e consapevole sperpero di denaro pubblico destinato inevitabilmente a tradursi in lauti profitti per i pochi soliti noti e in lacrime e sangue, citando Winston Churchill, per le popolazioni residenti, per la gente normale che non viene più inebetita dal clamore mediatico che sempre accompagna le più ingenti spese pubbliche in questo Paese.

Ai sindaci della Bassa Valle e a quello di Pinerolo che con tanta leggerezza si sono detti favorevoli alla candidatura, ricordiamo che le soluzioni per tentare di risolvere gli annosi problemi del territorio sono note e ben altre e che non c’è bisogno di rinunciare alla propria autonomia di giudizio per il solo timore di essere tacciati dell’usuale calunnia di essere i pubblici amministratori del NO a tutto.

Non c’è solo il TAV da contrastare in quanto spreco di denaro pubblico, impatto ambientale e distruzione del territorio.

Anche un’olimpiade è un’inutile e infausta grande opera.

L’illusione di fare olimpiadi low cost, (risibile paravento già sentito troppe volte), senza nuove infrastrutture e senza consumo di nuovo territorio, come riportato dai giornali nei giorni scorsi, avrebbe comunque costi assai onerosi già vicini al miliardo di euro sin dal preventivo.

Troppi per un Paese che non ha i soldi per garantire cure ai suoi ammalati, per pagare gli insegnanti di sostegno, per curare il proprio territorio, per evitare disastri idrogeologici e frane ad ogni temporale, per evitare il computo dei morti dopo eventi meteorologici senza nulla di straordinario (oggi li chiamano “bombe d’acqua”) e l’elenco sarebbe ben più lungo.

Chiediamo a tutti i politici coinvolti nella decisione di pensare bene al passato recente per non creare un nuovo disastro finanziario come quello lasciato in eredità dal 2006.

Serve una vera discontinuità con il passato: la Città di Torino e le Valli hanno bisogno di ben altro.

Il Movimento NO TAV, 9 marzo 2018


Pro Natura Torino

Via Pastrengo, 13 – 10128 Torino – http://torino.pro-natura.it

Olimpiadi sci: umano errare, assurdo persistere, 19 febbraio 2018

Nel Tirolo austriaco, il 15 ottobre 2017, gli elettori hanno respinto con il 53,5% dei voti un progetto di candidatura ai Giochi olimpici invernali del 2026. A Innsbruck, che aveva ospitato i giochi nel 1964 e nel 1976, il verdetto è stato sonoro: il 67,4% di no. Otto mesi prima anche i cittadini del cantone svizzero dei Grigioni avevano bocciato il progetto di Saint-Moritz e Davos per gli stessi giochi del 2026, con il 60% dei voti.

Recentemente si è cominciato a parlare di presentare la candidatura di Torino alle Olimpiadi dello sci del 2026. Evidentemente, nonostante i debiti conseguenti le Olimpiadi dello sci del 2006 pesino ancora sull’economia di Torino in particolare, la lezione non è servita.

A evitare che qualcuno pensi che le nostre posizioni sono preconcette e di retroguardia, riportiamo parte di un articolo pubblicato da “La Stampa” di lunedì 30 ottobre 2017, a proposito della difficile situazione finanziaria del Gruppo Trasporti Torinesi e di conseguenza del Comune di Torino: “…E’ Stefano Lo Russo, oggi capogruppo del PD in Consiglio comunale, ma fino alla precedente legislatura uomo chiave della squadra di Fassino intercettato il 4 novembre del 2016 mentre era al telefono con un giornalista. In realtà l’intercettazione è stata effettuata per un’altra inchiesta ma finisce nel faldone GTT perchè le dichiarazioni dell’ex assessore sono da considerare eloquenti. Gli inquirenti, che stanno lavorando sul disallineamento dei conti del Comune e sulle Partecipate, vengono colpiti dalla fermezza con cui Lo Russo spiega che i problemi dei conti di Torino sono nati con le Olimpiadi e che poi hanno cercato di nascondere le cose”.

La posizione di Pro Natura Piemonte in merito alle Olimpiadi del 2006 era stata basata sul realismo e su una critica costruttiva: non si era detto un “no” totale ma si era proposto di utilizzare il trampolino di Albertville e di ripristinare la pista di bob di Cervinia, trattandosi di due specialità che in Italia hanno pochissimi praticanti e quindi non era prevedibile un successivo utilizzo che compensasse i costi di manutenzione.

L’unica modesta vittoria che ottenemmo, fu quella di evitare la costruzione di un enorme padiglione nella zona della Continassa e di utilizzare l’area del Lingotto per realizzare il palazzetto per il pattinaggio denominato Oval, che successivamente venne destinato a ospitare manifestazioni fieristiche all’interno di quello che era stato un vasto complesso industriale.

Indubbiamente le Olimpiadi hanno dato a Torino l’immagine di una città di cultura e di turismo, sfatando il poco attraente concetto di città grigia e industriale. Ma noi siamo convinti che se si fosse speso una minima parte di quanto sono costate (e continuano a costarci) le Olimpiadi del 2006 per fare opportune campagne pubblicitarie a livello mondiale, destinate a far conoscere i tanti motivi di attrazione che Torino presenta, avremmo raggiunto ugualmente il risultato.

Qualcuno ha il coraggio di dire che le Olimpiadi dello sci del 2026 avrebbero un basso costo, perchè si riutilizzerebbero gli impianti esistenti.

Questo può valere per gli impianti di risalita. Non vale per l’impianto di bob e slittino di Cesana; costato 110 milioni di euro, richiede una spesa annua di 1 milione e 300.000 euro per la manutenzione in sicurezza, ma non dobbiamo dimenticare che è stato depredato di tutto quanto si poteva asportare. Quindi per riutilizzarlo nel 2026 dovremmo spendere ogni anno, per 9 anni, il precitato 1 milione e 300.000 euro con un totale di 11 milioni e 700.000 euro; ma dovremmo anche spendere per ripristinare l’impianto.

I trampolini di Pragelato sono costati circa 37 milioni di euro, ma ogni anno la manutenzione incide per oltre 1 milione e 100.000 euro e l’utilizzo è stato praticamente nullo. Non abbiamo visto gli atleti provenienti da altri stati come era stato invece ipotizzato. Per fortuna di Pragelato la pista di fondo della Val Troncea ha costi limitati e richiama sportivi per un lungo periodo dell’anno.

Anche la pista di free-style di Sauze d’Oulx è stata dismessa e al suo posto sono stati progettati un campo di calcio e forse anche di golf.

Alla luce di queste considerazioni crediamo che la Amministrazioni pubbliche interessate debbano fare un serio esame della situazione con un corretto bilancio basato sul dare e avere: noi siamo convinti che questo bilancio fornirebbe un inequivocabile responso, cioè quello di abbandonare l’idea di candidare Torino e il suo circondario per le Olimpiadi dello sci del 2026.


ATTAC – Associazione per la Tassazione delle  Transazioni finanziarie e l’ Aiuto ai  Cittadini
 Comitato torinese – via Mantova 34 – 10153 Torino   -  www.attactorino.org

Olimpiadi, neve e sciamani – 8 marzo 2018

Il 2026 sembra lontano ma è già incominciato il rollio dei tamburi per invocare nuovamente le Olimpiadi invernali a Torino. Sembra una danza sciamanica della pioggia (di contributi); ma con minor onestà intellettuale degli sciamani (nulla ce ne voglia tale onesta categoria) si vuole quasi lasciar intendere che la città sarà annaffiata da generosi contributi senza nulla gravare sui cittadini.

Evidentemente si confida sulla scarsa memoria dei cittadini del Comune più indebitato d’Italia, anche grazie alle Olimpiadi del 2006. Ci si dimentica che il debito che ci opprime è imponente ed è, in misura ragguardevole, un  lascito delle Olimpiadi del 2006. Tra il 2001 e il 2011 è salito da 1,8 a 3,3 miliardi.

L’aver ospitato le Olimpiadi del 2006 ha comportato una perdita di 800 milioni, a detta di uno studio del 2012 dell’Istituto Bruno Leoni (non esattamente una combriccola di esagitati anticapitalisti). Nel calcolo si teneva conto di tutti i benefici, diretti e indiretti, delle Olimpiadi.

E poi… vogliamo dimenticare i lasciti del trampolino di Pragelato (34,3 milioni), della pista da bob di Cesana (110,3 milioni) e della pista free style di Sauze d’Oulx (9 milioni) tutte opere da  dismettere, come ruderi per causa bellica; per non parlare del degrado del villaggio olimpico (140 milioni) che ha meritato addirittura un servizio di “al Jazeera”.

C’è forse da stupirsi che le popolazioni interpellate direttamente, come ad Amburgo o Innsbruck, rispondano “no grazie!”, a cui i torinesi potrebbero aggiungere, con il proverbiale garbo: “come avessimo accettato”. Forse si spera nuovamente di poter offrire un comodo “pantouflage”, con i soldi pubblici, a qualche importante manager privato, come fu fatto nel 2006?

Non dovremo aspettarci obiettività dai media main stream; è sufficiente ricordare gli elogi al professor Monti per aver rinunciato alla candidatura olimpica di Roma e le aspre critiche alla sindaca Raggi per l’identica scelta pochissimi anni dopo. Che sia questo il pluralismo dei nostri media?

Ovviamente si fanno girare stime ottimistiche sulle previsioni di spesa.  Vogliamo solo ricordare lo studio della “Said Business School”, dell’Università di Oxford, sullo sfondamento dei costi degli avvenimenti olimpici.  Nel caso di Torino, che non fu dei peggiori, l’incremento dei costi fu dell’82%.

Forse dovremmo riconsiderare il nostro scetticismo sulle capacità profetiche dei veri sciamani!

In questo caso, tutt’altro che imprevedibile, quali saranno le conseguenze di un ulteriore poderoso incremento del debito comunale?

Facile da prevedere: tagli ai servizi pubblici, ulteriore spazio al consumo di suolo, incremento delle tariffe e magari sarà l’agognata occasione per privatizzare la Smat!

Per questo chiediamo che il Consiglio Comunale non getti la città in quest’avventura, deleteria per la Città e utile solo a pochi costruttori.

 E qualora non si abbia la capacità e il coraggio di resistere a queste sirene, prive di qualunque approccio razionale di tutela del bene pubblico, almeno si consultino i cittadini e, cosa della massima importanza, si garantisca un’informazione plurale e un equo contraddittorio.

In tal caso, con la consapevolezza di lottare contro la forza titanica di un’informazione strumento di parte, faremo il massimo sforzo per informare i cittadini dei veri costi economici e sociali di quest’avventura utile a pochi e nefasta per molti. Lasciando ad altri il compito, questo sì sciamanico, di spacciare illusioni e lanciarsi in danze propiziatorie… della neve!