di Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano | 14 MARZO 2021
Quando il governo Conte ha iniziato a preparare le schede, in inglese, del Recovery plan da inviare alla Commissione europea non pensava che se ne sarebbe appropriato un nuovo governo. Ma a leggere la maggior parte dei quotidiani sembra che gli autori di queste schede, allegate al Piano nazionale di ricostruzione e resilienza, siano Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco. Le schede formano un documento molto corposo, di 487 pagine, appena consegnato al Parlamento, la cui lettura dimostra che il Pnrr non era quel documento sciatto e trasandato presentato dal coro di sostegno ai vari Renzi e Calenda.
Contiene, invece, nel dettaglio, piani di riforma – a cominciare da Giustizia e Pubblica amministrazione – scadenze ben precise, “timeline” e “milestone” per ognuna delle 48 Linee di intervento previste dal piano. Insomma, tutto tranne che un piano raffazzonato.
“Forse abbiamo commesso un errore di comunicazione”, si ammette a mezza voce in ambienti del precedente governo, forse si è trattato solo di scrupolo tecnico-professionale di chi, mentre selezionava i progetti del Pnrr preparava le “schede” che sarebbero, e saranno, utili ai fini della valutazione della Commissione europea. Per questo direttamente in inglese.
Piani energetici. Come, ad esempio, ha messo in evidenza il Sole 24 Ore, la misura dell’efficientamento energetico viene chiaramente spiegata con il prolungamento del Superbonus al 110% fino alla fine del 2023 e nella timeline si specifica molto dettagliatamente che “il tempo di implementazione dovrebbe essere nel quarto trimestre del 2023, Nello specifico, la misura si applica alle spese sostenute fino al 30 giugno 2022 e fino al 31 dicembre 2022 per gli Iacp. Può essere richiesto ulteriori sei mesi nei casi di lavori eseguiti da condomini e Iacp quando almeno il 60% dei lavori è stato eseguito prima della data di scadenza del provvedimento”. La citazione così dettagliata serve a comprendere che tipo di lavoro era stato fatto.
Missione digitale. Ma è così per quasi tutti i progetti (in alcuni casi le schede sono in bianco quanto a calcoli finanziari o scadenze da rispettare). Per la “Missione digitale” si specificano le spese per gli 8 miliardi per il turismo (voce aggiunta per far contenta Italia viva), oppure si dà conto delle imprese (60 mila l’anno) che entro il 2026 potrebbero acquistare beni strumentali digitali. Si specifica il progetto PagoPa, l’obiettivo di espandere l’accesso tramite Spid all’amministrazione pubblica e la Carta di identità elettronica.
Impatto green. Oltre all’efficienza energetica, nel comparto “green” si spiega nel dettaglio cosa si farà per l’agricoltura sostenibile con il numero, anno per anno, dei contratti di filiera da sottoscrivere nell’ambito della strategia europea Farm to fork e il termine esatto in cui il programma sarà realizzato. Nel caso dell’Alta velocità si dettagliano i nove progetti prioritari (Napoli-Bari, Palermo-Catania, Salerno-Reggio Calabria, Brescia-Verona-Vicenza, Terzo valico, Verona-Brennero, Roma-Pescara, Orte-Falconara, Taranto-Potenza-Battipaglia) con proiezione della spesa nell’arco degli anni. Vengono indicate le riforme da fare, le scadenze e gli impatti ecologici: “In particolare, gli investimenti relativi alla rete ferroviaria Alta velocità e al rafforzamento dei nodi metropolitani e dei principali collegamenti nazionali ha un impatto verde (clima) del 100%, mentre i restanti investimenti ferroviari hanno un impatto verde (clima) pari al 40%”.
Lavoro e Salute. Sulle politiche attive si specifica che lo stanziamento di 3,5 miliardi per attivare il piano Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) e l’assegno di ricollocazione prevede di coprire circa 500 mila lavoratori all’anno. Nel comparto Salute si dettaglia l’intervento di “telemedicina” specificando che ci saranno 575 “centrali di coordinamento”, oltre 50 medici con kit adeguati per assistere poco meno di 300 mila pazienti entro il 2026. Per quanto riguarda l’assistenza di prossimità si punta a realizzare 2.564 “case di comunità” in cui far lavorare medici e infermieri per assistere circa 8 milioni di pazienti “cronici mono-patologici” e 5 milioni con più patologie.
Sono solo accenni di un documento molto rilevante e impossibile da riassumere in uno spazio limitato. Il governo Draghi si trova quindi con una certa dose di lavoro avviato, ora spetta al Parlamento leggere tutti i documenti e fare le sue proposte, e al Mef, dove tutto è incardinato, redigere il piano finale. Ci saranno modifiche, ovviamente, alcuni capitoli saranno riscritti, ma dire come viene fatto costantemente, che solo i “migliori” sono in grado di scrivere un piano per l’Europa significa offendere l’intelligenza di molti.