Il Parlamento Europeo voterà martedì 6 ottobre 2020 la Legge Clima che introduce i limiti delle emissioni di CO2 in atmosfera per i prossimi trent’anni. Sia il Parlamento europeo che il Consiglio europeo hanno approvato l’obiettivo a lungo termine dell’UE in materia di neutralità climatica in coerenza con l’Accordo di Parigi del 2015.

Nella sua Risoluzione del 14 marzo 2019 sui cambiamenti climatici, il Parlamento europeo ha approvato l’obiettivo dell’UE di raggiungere lo zero netto di emissioni di CO2 entro il 2050.

Il Parlamento europeo sarà chiamato a votare martedì 6 ottobre la Legge Clima che prevede la drastica diminuzione delle emissioni di CO2 entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

European climate law –> An Overview

EC Climate Law Proposal

Draft report – Rapporteur: Jytte Gutelandt

Martedì 6 ottobre 2020 dalle ore 15:00 alle 17:00 si svolgerà la discussione in aula

Link al testo che verrà votato con i relativi emendamenti: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/A-9-2020-0162_IT.html

SINTESI DEI FATTI E RISULTATI

Introduzione

Negli ultimi decenni l’Unione europea è riuscita con successo a scindere le riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra e la crescita economica e si prevede una riduzione delle emissioni pari a circa il 45 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Ciò costituisce un promettente punto di partenza nel quadro degli sforzi a lungo termine dell’Unione volti a conseguire la neutralità climatica.

Il Green Deal europeo mira a trasformare l’Europa nel primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, migliorando al contempo la qualità della vita dei cittadini europei e creando un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva. La legge europea sul clima rappresenta una pietra angolare del Green Deal europeo in quanto integra nella legislazione l’obiettivo dell’Unione di azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra al più tardi entro il 2050. L’obiettivo della neutralità climatica implica una transizione di dimensioni storiche che l’Europa dovrà affrontare nei prossimi decenni. Questa transizione comporta cambiamenti per l’intera società. Sono necessarie trasformazioni in tutti gli Stati membri e in tutti i settori dell’economia, che comporteranno cambiamenti comportamentali e dello stile di vita dei cittadini al fine di abbandonare progressivamente l’economia basata sulle risorse fossili e raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica.

Affinché la transizione abbia successo deve avvenire in modo sostenibile sul piano sociale, ecologico ed economico e dobbiamo garantire che nessuno rimanga indietro. La transizione dell’Europa verso la neutralità climatica è inscindibile dai nostri sforzi volti a ottenere una società equa e giusta per tutti i cittadini. La partecipazione e il sostegno dei cittadini e delle parti sociali è una condizione necessaria per il successo degli sforzi dell’Unione contro i cambiamenti climatici.

Il 2050 può sembrare lontano in un futuro remoto. Tuttavia, per assicurare che l’Unione raggiunga il proprio obiettivo in modo prevedibile e stabile evitando al contempo gli enormi costi sociali, economici e ambientali dell’inazione e di un’azione insufficiente, occorre che l’Europa agisca in modo rapido e deciso per ridurre notevolmente le emissioni di gas a effetto serra in tutta l’economia adottando altresì interventi costanti e più ambiziosi in materia di adattamento ai cambiamenti climatici.

L’ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato al mondo e il 2019 è stato l’anno più caldo in Europa[3]. La risposta globale ai cambiamenti climatici non è stata finora in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Il mondo è terribilmente vicino a un costante superamento della soglia climatica di 1,5°C, che comporterebbe danni irreparabili per il nostro pianeta

In relazione all’aumento delle temperature e delle emissioni di gas a effetto serra l’Unione non ha tempo da perdere. Più aspetteremo per trasformare le nostre società, maggiori saranno i costi e le sfide necessari per garantire che la trasformazione dell’economia avvenga in modo responsabile e graduale. L’Europa ha la responsabilità e le risorse per continuare a svolgere un ruolo guida nell’ambito degli sforzi comuni volti a limitare i cambiamenti climatici. Gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile devono guidare gli sforzi dell’Unione e sostenere le ambizioni della legge europea sul clima.

Obiettivi nazionali vincolanti

Per far sì che gli Stati membri rispettino gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi, il relatore propone che tutti gli Stati membri garantiscano l’azzeramento delle emissioni nette all’interno del proprio territorio al più tardi entro il 2050. Si tratta di una questione di giustizia ma è anche un modo per far sì che tutti gli Stati membri traggano vantaggio dalla transizione verso la neutralità climatica. Il rinvio di tale transizione aumenterebbe il rischio di conseguenze sociali ed economiche, mentre azioni rapide e misure nazionali vincolanti per ridurre le emissioni in linea con l’obiettivo della neutralità climatica garantiranno una migliore prevedibilità e apriranno la strada a nuovi posti di lavoro e a una maggiore crescita economica. Per una questione di solidarietà, nell’applicazione dei meccanismi di sostegno e di finanziamento, come il Fondo per una transizione giusta, l’Unione dovrebbe tenere conto del fatto che le situazioni di partenza per il conseguimento della neutralità climatica sono diverse tra gli Stati membri.

Emissioni negative dopo il 2050

Al fine di garantire la continuità e la prevedibilità degli sforzi dell’Unione volti a ridurre le emissioni, il relatore propone che l’obiettivo della neutralità climatica sia integrato da un obiettivo post 2050 onde assicurare che dal 2051 gli assorbimenti dei gas a effetto serra superino le emissioni nell’Unione e in tutti gli Stati membri.

Traguardi intermedi e prevedibilità delle riduzioni delle emissioni

Per assicurare che l’Unione realizzi l’obiettivo della neutralità climatica al più tardi entro il 2050 e che l’Europa onori gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi, l’Unione necessita di traguardi di riduzione in materia di clima chiari e adeguati per gli anni 2030 e 2040.

Tali traguardi fungeranno sia da tappe intermedie sia da indicatori per valutare le misure e i progressi dell’Unione volti a conseguire l’obiettivo della neutralità climatica. I traguardi rifletteranno le migliori e più recenti evidenze scientifiche disponibili e saranno pienamente in linea con le riduzioni delle emissioni richieste per garantire che l’Europa rispetti l’accordo di Parigi e gli obiettivi in materia di temperatura ivi contenuti, in particolare l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura a 1,5ºC rispetto ai livelli preindustriali.[4]

Pertanto il relatore propone di innalzare il traguardo 2030 dell’Unione in materia di clima introducendo una riduzione delle emissioni del 65 % rispetto ai livelli del 1990. Come risulta dalla relazione 2019 sul divario delle emissioni a cura dell’UNEP, le emissioni globali devono essere ridotte del 7,6 % all’anno, a partire da oggi, al fine di limitare il riscaldamento globale a 1,5ºC. Per l’UE, anche senza tenere conto di problemi legati all’uguaglianza, come le emissioni pro capite o la responsabilità delle emissioni storiche, ciò significherebbe un taglio del 68 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. La Commissione dovrebbe inoltre considerare la possibilità di proporre un traguardo intermedio in materia di clima per il 2040 consistente in una riduzione delle emissioni compresa tra l’80 e l’85 %, e presentare a tal fine una proposta legislativa al Parlamento europeo e al Consiglio. Tali traguardi sono inoltre necessari per garantire il massimo livello possibile di prevedibilità e trasparenza per la società e per tutti i settori economici.

Analogamente, il relatore non ritiene opportuna o conforme ai trattati la proposta della Commissione di stabilire mediante atti delegati la traiettoria di riduzione delle emissioni. Pertanto, onde assicurare la piena trasparenza e la partecipazione democratica del pubblico a tale processo, il relatore è del parere che la traiettoria sia meglio stabilita mediante la procedura di codecisione con la partecipazione del Parlamento europeo e del Consiglio.

Assicurare decisioni e un controllo scientificamente fondati

Ricerca e conclusioni scientifiche aggiornate sono di fondamentale importanza al momento di decidere in che modo l’Unione debba conseguire la neutralità climatica. Le relazioni del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici sono state un importante campanello d’allarme per i responsabili politici, ma hanno altresì aiutato l’intera società a comprendere come le emissioni di gas a effetto serra abbiano un impatto sul nostro pianeta. Il relatore ritiene che dovrebbe essere istituito a livello europeo un Gruppo europeo indipendente di esperti sui cambiamenti climatici, al fine di garantire che le competenze scientifiche e le migliori evidenze e informazioni disponibili e aggiornate siano prese pienamente in considerazione nel definire le misure dell’Unione volte a conseguire la neutralità climatica nonché nella valutazione di tali misure.

Istituzione di un bilancio del carbonio dell’Unione

Per adottare un’azione per il clima responsabile dobbiamo sapere esattamente quanto l’Europa possa emettere senza compromettere gli impegni assunti dall’Unione nel quadro dell’accordo di Parigi. Pertanto il relatore chiede alla Commissione di stabilire un bilancio del carbonio dell’Unione che definisca, in base a una ripartizione per settore economico, il quantitativo totale restante di emissioni di gas a effetto serra per l’economia dell’Unione che potrebbe essere prodotto senza mettere a rischio gli impegni assunti dall’Unione nel quadro dell’accordo di Parigi. Il bilancio del carbonio dell’Unione costituisce una parte fondamentale degli sforzi dell’Unione volti a conseguire la neutralità climatica e delle valutazioni delle misure politiche adottate a tal fine.

Contributi settoriali

Tutti i settori dell’economia dovranno contribuire alla transizione verso la neutralità climatica. Per promuovere i progressi e il processo decisionale a tal fine, ogni settore può definire una tabella di marcia indicando in che modo ed entro quale data, al più tardi entro il 2050, il settore sia in grado di ridurre le proprie emissioni a livelli prossimi allo zero, nonché individuare gli ostacoli e le opportunità così come le soluzioni tecnologiche da sviluppare e gli investimenti da realizzare all’interno del settore.

I trasporti marittimi e aerei sono i principali responsabili delle emissioni e hanno una responsabilità particolare nella riduzione delle emissioni. Il settore dei trasporti marittimi è oggi l’unico settore a non essere espressamente interessato dai traguardi di riduzione delle emissioni dell’Unione. Al tempo stesso, si prevede che le emissioni di gas a effetto serra provenienti dal settore dei trasporti marittimi aumentino in modo significativo fino al 2050 ed entro tale data possano essere l’86 % in più rispetto ai livelli del 1990. Pertanto il relatore ritiene che la Commissione dovrebbe valutare le opzioni per allineare le emissioni generate dai trasporti aerei e marittimi al traguardo per il 2030 e all’obiettivo della neutralità climatica per il 2050, nell’ottica di realizzare l’azzeramento di tali emissioni nette entro il 2050 al più tardi, e presentare proposte legislative a tal fine.