L’intervento di Gianni Vattimo il 25 febbraio 2012 al termine della manifestazione No TAV a Susa

20230922 – Per onorare la memoria di Gianni Vattimo e il suo forte e costante impegno a favore della lotta alla Torino-Lione, ricordiamo la sua partecipazione al Forum contro le Grandi Opere Inutili del 2011 durante il quale ha espresso con argomenti la sua opposizione e solidarietà al movimento No TAV.

Il suo intervento al Forum sul destino della tecnica, e quindi sulle Grandi Opere, è stato una vera e propria lectio magistralis che indica che lo sviluppo, per giustificarsi, deve avere una direzione popolare.

Ricordiamo anche la sua visita in Valle Susa e al cantiere del 9-10 febbraio 2012 e la sua adesione all’Appello del 13 aprile 2021La nuova occupazione militare della Valle Susa – Un sentimento di indignazione

Ma molti altri sono stati i suoi interventi, anche di persona e in Valle Susa, a sostegno della ultra-trentennale lotta alla Torino-Lione.

Non lo dimenticheremo.

Bandiere No TAV al suo funerale, Torino 22 settembre 2023


Sintesi dell’intervento di Gianni Vattimo al Forum contro le Grandi Opere Inutili, Venaus, 26-30 agosto 2011

Destino della tecnica, Destino del capitale

Una lettura molto frettolosa del pensiero di Heidegger dà spesso l’occasione di parlare della “Tecnica” come se fosse un’entità astratta piena di conseguenze sulle nostre vite. Per questo certi filosofi ne parlano come di un destino. Scrivere il termine con la maiuscola è poi il massimo della mistificazione ideologica.

Si suppone che la tecnica abbia una sua tendenza interna, essenziale, a occupare sempre maggiori spazi della vita, facendo dell’uomo una pura rotella nel grande meccanismo della produzione, così come appare in certe immagini archetipiche della critica alla modernità come Tempi moderni di Chaplin.

Ebbene, la tecnica non ha nessuna logica interna che la spinga come un destino a tecnicizzare tutto. Del resto, appunto il film di Chaplin non parlava della tecnica, ma della produzione capitalistica.

Persino l’ingegnere Frederick Taylor, autore ai primi del Novecento del libro su L’organizzazione scientifica del lavoro, a cui si ispirò quello che poi fu chiamato il fordismo, si sentiva un filantropo, pensava che il suo libro potesse aiutare il lavoro ad essere meno faticoso e più produttivo.

Ciò che rende intollerabile la Tecnica come destino è il capitale, che ne spinge lo sviluppo a ogni costo; non uno sviluppo “indefinito”, ma nelle specifiche direzioni del profitto più immediato.

Tornare all’ideale di Lenin: elettrificazione (cioè tecnica) + soviet (e cioè direzione popolare dello sviluppo).